TEXAS, U.S.A. - Voci dal Braccio della Morte

          Ultimo aggiornamento: 25/01/2009
   

UN MALATO MENTALE CURATO PER ESSERE UCCISO?

Dallas Morning News June 12, 2006

Steven Staley

Nessuno mette in dubbio che il condannato per assassinio Steven Staley sia mentalmente ritardato.

In 15 anni nel braccio della morte ha avuto crisi depressive, ha dormito nelle proprie urine e si è bruciato la faccia da solo. E’ così malato che il pubblico ministero, gli avvocati della difesa e il giudice si sono trovati d’accordo nello stabilire che non è in grado di essere giustiziato (n.d.t.: secondo la legge americana una persona può essere giustiziata solo se è in grado di rendersi conto di quello che gli sta succedendo, perché sia conscio della punizione).

Per adesso.

Il pubblico ministero della contea sta spingendo perchè la sindrome schizofrenica che gli è stata diagnosticata venga curata, abilitando così il malato all’esecuzione.

Il tribunale del Texas sembra appoggiare la proposta, al punto che la settimana scorsa la Corte d’Appello Federale del Texas, senza sentire ragioni, ha stabilito che il giudice imponga la cura forzata di Mr. Staley.

“Potrebbe sicuramente essere un caso significativo”, ha detto Rob Owen, professore di legge all’Università del Texas. La Corte Suprema non ha ancora deliberato su questo tema.

L’istanza è rimbalzata presso vari corti competenti per anni, con alcuni giudici che si sono dichiarati contrari al fatto che si imponga la cura forzata dei condannati per poi poterli giustiziare, e altri d’accordo.

In Texas, stato numero 1 per le esecuzioni, i malati mentali vengono periodicamente riesaminati per una verifica, ma alcuni pubblici ministeri optano per convertire la pena in una sentenza a vita.

I pubblici ministeri della contea Chuck Mallin e Jim Gibson hanno deciso un percorso diverso per Mr. Staley.

“Esamineremo tutti i casi di condanne a morte”, ha dichiarato Mr. Mallin, pubblico ministero della contea di Dallas. “Non dobbiamo tenere i malati mentali rinchiusi, dobbiamo curarli per rendere possibile la loro esecuzione ribaltando la decisione della Corte Suprema, che si è pronunciata contraria”.

Mr. Staley, 43 anni, è stato condannato a morte per l’omicidio di un ristoratore avvenuto nel 1989. Gli psichiatri hanno dichiarato che soffre di una grave forma di schizofrenia e gli hanno prescritto dei tranquillanti anti-psicotici. Per la frustrazione dell’accusa, non li ha mai assunti.

“Mr. Staley è stato lucido per molti anni”, ha detto Mr. Mallin. “Ed era in cura, e un giorno ha deciso di smettere di prendere medicine. Quando ha smesso di prenderle è tornato insano di mente, e noi crediamo che sia semplicemente sbagliato che possa decidere lui il proprio destino”.

Ci sono pareri discordanti sul fatto che i condannati a morte abbiano o meno diritto di rifiutare le cure.

“E’ una questione di diritti umani di base”, ha dichiarato Richard Dieter, direttore esecutivo del Death Penalty Information Center. Anche chi non si sente coinvolto dall’argomento pena di morte può esprimersi, perché si tratta di una questione di principio: quanto potere vogliamo dare allo stato al di sopra dell’individuo?”

Jack Strickland, avvocato di Mr. Staley, ha comunicato che la corte si è espressa in merito alla richiesta la settimana scorsa. “Sono un po’ contrariato dal fatto che la corte non abbia reso disponibile un verbale della seduta e non ci abbia dato l’opportunità di argomentare la nostra posizione”, ha aggiunto. Ora intende presentare appello. L’accusa ha già dichiarato battaglia nel caso in cui il verdetto sia capovolto.

Un’istanza simile non viene presentata spesso, quindi il dibattito non si è ancora esteso. Mr. Owen, co-direttore di una delle maggiori cliniche per detenuti, sostiene che potrebbe avere un largo impatto sulla popolazione dei condannati. Un grande numero di detenuti del braccio della morte soffre di disturbi mentali; la popolazione del braccio della morte “include una percentuale molto alta di persone con seri disordini mentali”, dice. “Dato che passano molti anni in quello che a tutti gli effetti è uno stato di isolamento, si vedono crollare persone molto di frequente”.

Nel 1986 la Corte Suprema ha deliberato che se il condannato in procinto di essere giustiziato non si rende conto del fatto che sta per morire, l’esecuzione è una punizione crudele e inusuale. 4 anni dopo ha deliberato che un detenuto con seri problemi mentali possa essere curato con la forza se è pericoloso per se’ o per gli altri, per cui la cura è imposta in nome del suo “interesse medico”.

Nel caso però di un detenuto nel braccio della morte, migliorare la sua condizione può voler dire renderlo adatto per subire l’esecuzione, e non è ben chiaro quindi se si possa dire che la cura sia “nel suo interesse medico”.

“Chiaramente, se puoi migliorare le condizioni di una persona e puoi alleviare i sintomi della malattia mentale, è positivo”, dice Mr. Strickland, avvocato difensore. “Ma mi sembra che sul piatto della bilancia dormire nelle proprie urine sia comunque preferibile al fatto di essere ucciso”.

L’accusa sostiene di essere preoccupata della salute di Mr. Staley. “Sono convinto che non dovrebbe stare in carcere data la sua grave malattia mentale, ma non vorrei che questa gli desse un lasciapassare per scampare all’esecuzione”.

“Non credo sia un lasciapassare” risponde Mr. Strickland. “Non credo che nessuno stia suggerendo di liberare Mr. Staley….la comunità deve essere ben protetta da Mr. Staley per il resto della sua vita. Ma curarlo per rendere possibile l’esecuzione equivale a distruggere un villaggio allo scopo di salvarlo”.

Mr. Mallin ammette che riportare Mr. Staley alla normalità gli causerebbe “danni collaterali”, ma insiste sulla necessità di separare dal problema il principio di cura delle malattie mentali.

Mr. Dieter, del Death Penalty Information Center, sostiene che sia impossibile separare il problema della malattia da quello dell’esecuzione. “Se tutti sono così interessati a riportare in salute una persona, ci sono altri modi di farlo. Commutiamogli la pena in un ergastolo e curiamolo”. E aggiunge che lo stato del Maryland ha una legge che stabilisce la commutazione automatica delle condanne a morte in ergastoli senza possibilità di condono nel caso che un condannato sia dichiarato incapace.

Anche l’American Medical Association condivide questo approccio. Secondo la sua politica, un condannato deve essere curato, ma i medici non devono sottoporlo alla cura fino a quando non sia stata commutata la condanna a morte.

Un portavoce del Texas Department of Criminal Justice fa sapere che le loro linee guida prevedono la cura forzata solo in caso di pericolosità, e non riguardano la questione della possibilità di esecuzione. Le autorità carcerarie hanno declinato ogni commento sul caso di Staley fino a quando non riceveranno ordini scritti.

Ma l’accusa non si preoccupa di dove trovare qualcuno che sottoponga Staley alla cura forzata. “In tutto il Texas, troveremo un dottore”, dice Mr. Mallin “Siamo tranquilli”.

Fonte: Dallas Morning News

Contattami | © -